Pensieri e Riflessioni Personali – Di male in peggio…

A volte si dice: ridiamo per non piangere!
E’ una specie di rito consolatorio generale attraverso il quale cerchiamo di trovare l’aspetto comico in situazioni che sarebbero davvero tragiche, se non avessero quel risvolto comico che ci fa ridere a denti stretti invitandoci ad un’alzata di spalle irriverente e liberatoria.
A me piace guardarmi attorno e vedere cosa succede, registrando sentimenti e comportamenti altrui in una specie di bestiario dell’epoca attuale in cui atteggiamenti da fenomeno da baraccone vengono ritenute nuove usanze in ripresa di antiche.
Prendiamo, per esempio, la cremazione.
Il rito antichissimo di commiato dalle spoglie mortali di chi passa a miglior vita, ritenuto dissacrante fino a poco tempo fa, perché irrispettoso verso la sacralità del corpo inteso come tempio dell’anima, negli anni recenti è stato riabilitato, purché sia mantenuta l’idea di fondo di rispetto nei confronti di chi è stato e della vita che ha vissuto.
Le ceneri dovrebbero essere affidate a terra consacrata o, per chi ha altre credenze, riaffidate a Madre Natura che tutti accoglie nelle più diverse forme.
Ma qui se ne vedono delle belle.
Raccontavo perplessa a una mia cara amica della vedova inconsolabile di un altro caro amico che, nell’orrore generale, a chi va a trovarla, mostra con orgoglio affettuoso l’urna sul comodino delle ceneri del caro defunto e di come racconti a tutti del gran parlare che fanno ora che lui è libero dai suoi molteplici impegni di lavoro ed è lì sempre presente e vicino a lei (e come potrebbe andarsene altrove, in un’altra stanza, senza darle retta?), di come se lo sente sempre accanto, pronto a consigliarla a consolarla.
Credevo di dire una cosa insolita, di riportare un pettegolezzo irriverente.
Macchè…
L’amica che mi stava ascoltando, mi zittisce, tutta presa e compresa.
“Ma certo!”, mi dice, “Capisco perfettamente! Vieni, guarda…” e mi fa salire al piano di sopra, in camera sua. Apre l’armadio e mi mostra, tra i cappotti e le giacche, il ripiano destinato ai ricordi familiari: la zia Mariuccia, la nonna Emilia, lo zio Giovanni, la cara mamma Rosa e il buon papà Riccardo.
In cassetta.
Mi prende un brivido.
Ma allora il fenomeno è diffuso!!!
La gente crema e conserva Lari e Penati nell’armadio, sul comodino, sulla mensola del camino, nell’armadietto delle medicine come in quei film americani che tanto ci fanno sorridere.
Ora l’America è qui da noi, abbiamo superato i maestri!
Capisco bene allora il fiorire di brillanti di almeno 3 carati agli anulari più impensabili immediatamente dopo la dipartita di qualche familiare.
Pare che ci sia chi affida le care spoglie a chi è in grado di riprodurre il fenomeno di diamantizzazione in un procedimento di imitazione analogo a quello che nei millenni tramutò antiche foreste in filoni diamantiferi.
E così l’affetto del trapassato resta lì trionfante al dito quale concreta e inseparabile testimonianza di ciò che è stato.
Ma il massimo della cafonata kitch è la trovata che sta passando in internet in questi giorni tra i lazzi e i frizzi di chi condivide la notizia.
Qualcuno, un feticista di sicuro, sfruttando le debolezze mentali altrui, si è inventato un oggetto sessuale per vedove inconsolabili.
Il coso trasparente contiene all’interno un altro coso dorato contenente a sua volta una porzione delle ceneri del caro estinto.
Così, per ritrovare ogni tanto la perduta intimità…
Non ci sono parole.
I matti (cioè le matte, in questo caso), si sa, sono fuori.
Ora più che mai.
…E’ chi se ne approfitta che, secondo me, andrebbe preso a frustate…

 

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